di Yasmine Accardo – Il 24 aprile, giorno di mobilitazione diffusa contro i CPR, un presidio di solidali si è riunito sotto il CPR di Ponte Galeria a Roma per chiedere la chiusura di questi lager di Stato e mettere fine alle deportazioni.
In quella occasione una rappresentante del presidio era potuta entrare nella struttura come assistente volontaria del senatore Gregorio De Falco. Visita che aveva permesso di venire a conoscenza di alcuni casi di dubbia legittimità e di cui si sono chiesti chiarimenti alle autorità competenti.
Quel giorno, però, non era presente alcun responsabile dell’ente gestore, motivo per cui è stata proposta una seconda visita dopo alcune settimane.
Il 13 maggio, oggi, l’onorevole De Falco si è recato nuovamente presso il. Cpr di Ponte Galeria, con la stessa assistente volontaria della volta precedente, per continuare l’ispezione. Il senatore avvisava le autorità competenti della necessità di accesso, in virtù del potere ispettivo di un rappresentate della Repubblica, accompagnato da persona di fiducia, esperta in materia.
Senza dare una precisa motivazione, è stato impedito di entrare a quella stessa persona che aveva già accompagnato il senatore De Falco nella precedente ispezione. A nulla è servito mostrare la normativa vigente in materia e una sentenza che già si è espressa sull’accesso ai CPR dei parlamentari e che limita la discrezionalità delle Prefetture. Il senatore ha ribadito che gli si sta impedendo di esercitare la propria funzione ispettiva e ha rifiutato di entrare senza la collaboratrice già indicata.
Durante l’attesa fuori dal CPR, che è durata tre ore e mezza, si ha avuto modo di parlare con un responsabile dell’ente gestore che tiene a chiarire alcune questioni emerse nella precedente visita: innanzitutto che la persona incontrata il 24 aprile mentre si trovava in isolamento non era un caso di positività al Covid-19, come riferitoci dal personale quel giorno presente, ma bensì affetta da scabbia e, in secondo luogo, che il cittadino brasiliano che avevamo supposto essere Lgbt in realtà non lo è.
Precisazioni che non tolgono importanza ad alcune delle domande che abbiamo posto: cosa accade in caso di positività al Covid-19? Quali protocolli vengono applicati? E in caso di persona Lgbt, esistono locali idonei?
A queste, come alle altre domande poste alle autorità competenti non abbiamo avuto alcuna risposta. E dopo 3 ore e mezza di attesa è arrivato anche il diniego definitivo all’accesso dalla Prefettura di Roma, senza motivazione.