Firma anche tu l’appello a favore delle donne e degli uomini dell’ex Socrate!
Il 22 dicembre 2020, a ridosso delle festività natalizie, gli uomini e le donne che vivono all’interno dell’ex Socrate, sono stati costretti a lasciare tutto ed a restare per ore al freddo fuori dalla struttura. Circondati da un ingente dispiegamento delle forze di polizia,
tutti coloro che hanno fatto dell’ex Socrate la loro casa, hanno vissuto il rischio di essere sgomberati all’improvviso, senza alcuna reale alternativa.
Ma quello stesso 22 dicembre,
di fronte al tentativo di sgombero, siamo in tanti e tante a raggiungere l’ex Socrate per manifestare solidarietà agli abitanti ed impedire che uomini e donne siano privati, in inverno e in piena pandemia, della propria casa. La comunità non resta sola, ha vicino a sé l’intero quartiere e una solidarietà trasversale.
Di fronte ad una risposta così ampia il Sindaco di Bari, Antonio Decaro, si impegna a riprendere il progetto di autorecupero della struttura, le forze dell’ordine si ritirano e gli abitanti possono rientrare nelle loro abitazioni seppure senza corrente elettrica.
Per comprendere quanto accaduto occorre fare un passo indietro.
- Nel dicembre 2009 cittadine/i straniere/i privi di una casa, si riappropriano di uno spazio abbandonato da tempo e lo restituiscono alla collettività. Partono subito progetti, iniziative pubbliche e sociali ed una prima ipotesi di autorecupero di una struttura che, differentemente, sarebbe rimasta priva di contenuti e progettualità.
- Nel maggio 2014, grazie alle attività e al protagonismo diffuso di quella esperienza, la comunità residente riesce ad ottenere dal Comune di Bari e dalla Regione Puglia la sottoscrizione di un protocollo d’intesa per attivare un più ampio progetto di auto-recupero che valorizzasse le varie istanze degli abitanti, del quartiere, di parte importante della città.
Da allora e sino al 2020 le promesse delle Amministrazioni comunale e regionale restano lettera morta, gli impegni assunti mai più considerati.
Si arriva, così, ad
un mese prima del tentato sgombero del dicembre 2020: il Consiglio Comunale di Bari approva l’abbattimento della struttura per il progetto di un “centro polifunzionale”, senza alcuna interlocuzione con la comunità residente e senza alcuna considerazione delle istanze sociali che per anni erano vissute grazie alla stessa.
Cosa è accaduto ai nuovi impegni assunti nel 2020 dall’amministrazione del Sindaco Decaro?
Ancora una volta, parole al vento! Anzi, peggio, una iniziativa repressiva nei confronti di chi ha portato la propria solidarietà all’ex Socrate, una vera e propria criminalizzazione della tutela dei diritti sociali che Comune e Regione troppo facilmente dimenticano.
Qualche giorno fa, infatti, a distanza di quasi un anno, per quel 22 dicembre
a trenta uomini e donne (cui va la nostra piena solidarietà), sono stati notificati decreti di condanna al pagamento di 146.600 euro complessivi o da sei mesi a due anni di carcere.
E sempre qualche giorno fa
il Comune pubblica un bando che prevede l’abbattimento e la ricostruzione della struttura per destinarlo ad un Centro di ospitalità abitativa emergenziale,ancora una volta senza alcuna considerazione per la vita delle persone che vivono quello spazio.
Ma occorre ricordare che
dal 22 dicembre 2020 gli abitanti dell’ex Socrate vivono privi di acqua e corrente elettrica.
In questo anno abbiamo visto peggiorare le condizioni di vita degli abitanti dell’ex Socrate e di tutti coloro che vivono ai margini di Bari, invisibili a chi, per mandato istituzionale, dovrebbero fornire risposte adeguate ai bisogni ed ai diritti sociali.
Questo anno, caratterizzato dalle difficoltà connesse all’emergenza sanitaria in corso, tante sono state le storie di uomini e donne costrette a vivere in strada, a mendicare risposte ai bisogni essenziali, privati di qualunque diritto e ridotti a numero. Sono 550, secondo gli ultimi dati diffusi, i senza dimora nel capoluogo pugliese, a cui si somma circa il 10% della popolazione in povertà assoluta.
Nello stesso periodo è venuto a mancare anche Musa, morto di stenti, in uno stato avanzato di denutrizione, dimenticato nei meandri di un sistema istituzionale burocratizzato, che confonde il riconoscimento dei diritti e dei bisogni delle persone con concessioni ed elemosine che privano uomini e donne della propria dignità e valenza politica. Le trenta condanne per aver manifestato solidarietà, la negazione del diritto all’abitare, la logica emergenziale che caratterizza l’agire dell’amministrazione di questa città, la morte di Musa non sono eventi casuali e scollegati.
Noi, firmatari di questa lettera aperta alla città, quel 22 dicembre 2020 c’eravamo e
continuiamo ad esserci, per difendere il diritto all’abitare e per affermare che nessun
tentativo di criminalizzazione fermerà la solidarietà a Bari per il diritto all’esistenza. Per rivendicare politiche sociali ed il rispetto degli accordi assunti dalle istituzioni cittadine.
Senza memoria non c’è futuro.
Invitiamo tutte e tutti, chi quel giorno era davanti all’ex Socrate o avrebbe voluto esserci, chi non c’era ieri ma c’è oggi, a chi ci vorrà essere domani per i diritti di tutte e tutti a sottoscrivere questo appello.
Roberta Barbone, Dario Belluccio, Roberto Campanelli, Angelo Cassano, Alessandra Cioce, Gianni De Giglio, Manlio Epifania, Aida Ernestine Tro, Sergio Gravili, Paolo Mastromarco, Abu Moro, Marilisa Nanna, Rogero Paci, Annalisa Pannarale, Erminia Rizzi, Carmen Zaira Torretta, Marcello Tucci.