Ennesima morte legata alla detezione amministrativa in Italia. Ieri a Roma è morto in ospedale un giovane tunisino di 26 anni, Abdel Latif che proveniva dal CPR di Ponte Galeria. Abdel era giunto in Italia a settembre e dopo un periodo di quarantena sulla nave della compagnia GNV, come oramai da prassi per chi proviene dalla Tunisia, non era riuscito a manifestare la volontà di richiedere protezione internazionale. Invece che essere accolto, era stato inviato in direttissima al Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Ponte Galeria. All’interno del centro, il 28 novembre ha un malore e viene trasferito in ospedale, dove muore lo stesso giorno. Majdi Kerbai, deputato tunisino ed attivista, dice: “Ho solo le urla della madre al telefono“. Chi risponderà a quel grido? E chi spiegherà come stava e cosa è realmente successo ? Come è possibile che in meno di 3 mesi dall’arrivo sulle nostre coste un ragazzo trattenuto presso un centro italiano sia morto? Chi sono in funzionari che non hanno accettato la sua domanda di protezione internazionale? Perché si continua a non dare accoglienza? A non voler ascoltare le voci di chi è ingiustamente recluso nei CPR, a non voler vedere quello che accade nei CPR, a quanto viene denunciato dal Garante, dalle associazioni, dagli attivisti ? Abdel Latif era solo un numero dentro le carte degli accordi tra Italia e Tunisia e dentro i cassetti ammuffiti e maleodoranti dell’Unione Europea. Abdel Latif aveva solo 26 anni. Abdel Latif ha trovato solo detenzione in un paese che ormai non lascia speranza a nessuno. Un paese che continua ad uccidere perché se non si muore di frontiera e di naufragi in mare, si muore di CPR. Tutto questo non è solo inaccettabile. È l’orrore ormai normalizzato contro cui continuiamo a combattere. Chiediamo verità e giustizia. Per Abdel Latif. Per Moussa. Per Harry! Chiudere tutti i CPR ORA! I CPR sono lager di stato! #NoCPR #Lasciatecientrare