di  Yasmine Accardo – Sono 80 le persone portate ieri nell’Hotspot di Pozzallo, dopo essere state a Lampedusa per qualche giorno. Sono 80 tunisini e come sempre in queste situazioni chiedono “adesso? Che succede ci fanno l’espulsione? Qui ci sta un sacco di polizia. Ci sta Frontex”. Frontex, il braccio armato dell’Europa. Frontex che uccide, picchia e nasconde con il migliore armamentario di mezzi di “controllo e sorveglianza” al mondo: tra droni, macchine per il riconoscimento facciale, macchine per il rilevamento del DNA e carte, carte di autorizzazioni a delinquere che la stessa Europa gli scrive e firma. Frontex la cui sede pochi giorni fa un nostro compagno ha imbrattato con le parole “Frontex uccide” ricevendone un conseguente immediato foglio di Via da Catania. La verità va nascosta. Ma Frontex è in hotspot a Pozzallo, come in tutti i luoghi strategici di frontiera, ” ad avvolgere come Minosse nelle sue spire chiunque entri dentro il suo raggio di azione. Punizione senza reato, offesa senza difesa.

Fin dal loro arrivo  diversi  tunisini ora a Pozzallo avevano provato a chiedere di poter presentare domanda di asilo, senza riuscirvi. Come al solito ci hanno inviato segnalazione a riguardo e abbiamo provveduto a inviare la richiesta alle autorità competenti.

Le condizioni a Lampedusa, che dire inumane e degradanti non rende mai l’idea di quel tritacarne di umiliazione cui viene sottoposto chi arriva in Italia, peggiorano e in questi giorni i trasferimenti sono comunque abbastanza rapidi. Chi è in fase di trasferimento spera sempre di trovarsi in condizioni migliori rispetto al sucitato hotspot… ma non è così; come abbiamo raccontato per un gruppo spostato nella provincia di Sassari o un altro in quella di Trapani.

Per alcuni c’è stato l’ennesimo trasferimento diretto in CPR, per altri nei giorni scorsi il rimpatrio diretto. Per questi ultimi 80 tunisini un “banale” trasferimento da hotspot a hotspot… giusto per duplicare  e rafforzare il controllo!

Non sono fatti eccezionali o legati all’emergenza. È SEMPRE COSÌ. Ogni giorno! E ce lo raccontano le migliaia di tunisini che ci hanno contattato in questi anni.

Oggi a Pozzallo, nell’hotspot, 80 tunisini ancora non sanno cosa gli accadrà. Sanno di essere accerchiati e forse senza speranza. La connessione spesso non ci sta  e non è sempre possibile, quindi, avere contatto con loro. Strano nell’era dei riconoscimenti facciali e del DNA preso al volo nell’aria… o no?

Intanto è rimasta ferma la loro volontà di richiedere protezione internazionale: non è MAI compito né della polizia né tantomeno di Frontex giudicare chi ne abbia diritto o meno, ci sarebbe una Commissione appositamente creata per questo… ma È SEMPRE così soprattutto se parliamo di persone che arrivano dalla Tunisia e dall’Egitto.

Questa reiterazione di abusi più o meno invisibili che vengono perpetrati ogni giorno non scalfisce il coraggio dei combattenti della frontiera… il coraggio e la disperazione.

Oggi ancora una volta, l’ennesima volta, dobbiamo rispondere che continueremo a inoltrare richieste, allertare avvocati e monitorare. Ancora una volta restiamo tutt* ai nostri posti. NON BASTA.

Cosa risponderemo domani se dentro l’ennesimo rimpatrio, che speriamo non avvenga, o dentro ancora una volta il CPR o con un foglio di via in tasca ci chiederanno ancora e ancora: “cosa è successo? PERCHÉ?

In questi giorni di scellerata campagna elettorale, così misera, così insulsa, quello che accade dentro e fuori le “nostre frontiere” dovrebbe essere un grido potente e spacca tutto. Ma questo grido si perde come fa il vento nei vicoli della mediocrità e dell’incuria. Quanto tempo impiegherà a riempire le nostre città?

Chi sì è accorto dell’urlo del morente del giovane pakistano che “ha fatto la corda al CPR di Gradisca di Isonzo”? Un altro morto di Stato. Quell’urlo ha fatto dire alla Garante comunale di Gradisca d’Isonzo, Corbatto, “un’ora in CPR non è responsabilità del CPR!”, mentre i compagni di cella gridavano ASSASSINI e accendevano la protesta. Della serie la differenza tra seppellire un grido e dargli forza.

ASSASSINI sì, perché per tutt* noi è sempre un crimine di STATO. Che tempi orribili… SEMPRE

Signori Alla lotta!