Nuove violenze al CPR di Pian Del Lago a Caltanissetta: un pestaggio da parte delle forze dell’ordine nei confronti dei detenuti è iniziato oggi quando l’agitazione era cresciuta a seguito dell’ennesimo rimpatrio automatico di alcuni cittadini di origine tunisina. Tra loro c’era un giovane con problemi sanitari che è svenuto in aeroporto ed è stato riportato nel Cpr. Si tratta di una persona che prima di essere deportata non ha potuto vedere l’ avvocato di fiducia, come da suo diritto. In tarda mattinata veniamo contattati dai detenuti che ci denunciano le violenze gratuite nei loro confronti e segnalano la presenza di una persona gravemente ferita: è Bilel (nome di fantasia), trattenuto di origine tunisina, ferito e disteso a terra senza alcun soccorso da parte del medico del Cpr. Davanti a tale abbandono, i compagni montavano una protesta gridando e chiamando ripetutamente i soccorsi perché intervenissero. Di risposta a questo, le forze dell’ordine si schieravano in assetto antisommossa.

Dopo circa 40 minuti di attesa e ripetute chiamate, l’ambulanza entra nel Cpr ma, su decisione del medico, non viene inizialmente consentito il trasporto del ragazzo in ospedale, nonostante le condizioni critiche. Soccorso su una barella dagli operatori del 118, Bilel continua a perdere sangue dalle braccia, a causa dei profondi tagli e lamentando forti dolori a causa dell’ingerimento di una lametta: un atto compiuto a causa della grave condizione di sofferenza psico-fisica del giovane all’interno di una struttura che non ha mai preso in carico le sue richieste di assistenza sanitaria. Bilel viene medicato su una barella all’interno del Cpr ma le sue condizioni peggiorano e così finalmente il giovane viene trasportato all’ospedale di Caltanissetta.

Bilel non è stato ascoltato, nessuno ci ha parlato, il medico lo ha ignorato e maltrattato, la polizia lo ha picchiato. Bilel è solo l’ultima persona che sta pagando con la propria salute la violenza nel Cpr di Caltanissetta. Proprio pochi giorni fa un altro trattenuto di origine tunisina, Raed (nome di fantasia), ha vissuto un’esperienza simile in cui manganello della polizia, abusi e negligenza sanitaria hanno messo a rischio la sua vita.
Bilel e Raed sono stati soccorsi solo grazie alla solidarietà dei loro compagni che, a costo di minacce e ritorsioni, hanno continuato a chiedere aiuto agli attivisti oltre le sbarre del Cpr, a chiamare il pronto soccorso e a non arrendersi davanti alle prove di forze di chi abusa del proprio potere sicuro della propria impunità.
Schierati a fianco a loro, pretendiamo l’immediata cessazione dei maltrattamenti e immediate cure per tutte le persone che necessitano assistenza sanitaria, psicologica e medica all’interno del Cpr.

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