Ieri 4 agosto, abbiamo vissuto e condiviso con i braccianti stranieri, allontanati con la forza e con le ruspe dal “ghetto” di Boreano, una giornata di verità e giustizia. Cosi come è stata una giornata intensa nei palazzi della Regione. L'incontro con il presidente Marcello Pittella, cordiale e interessato alle ragioni dei braccianti, ha condotto alla stipula di un accordo, nel quale si ribadisce l'importanza delle istanze portate dai braccianti e la volontà di cominciare a lavorare proprio a partire da queste ultime, piuttosto che dalla “militarizzazione” del territorio.

Da questa mattina, 5 agosto, è partito un servizio navetta dal Centro di accoglienza di Venosa verso il centro cittadino e ritorno, con corse a distanza di un'ora la mattina e di mezz'ora il pomeriggio. Il servizio utilizzerà fondi regionali e sarà garantito dalla CRI, che resta, al momento, il gestore unico del Centro di accoglienza.

Nel frattempo, Luca Braia, Assessore alle Politiche Agricole e Forestali della Regione, ha tenuto  una riunione sul tema dell’attuazione dell’accordo quadro Basilicata, attuativo del protocollo sperimentale nazionale per il contrasto al caporalato ed allo sfruttamento lavorativo in agricoltura. La riunione ha visto presenti al tavolo anche Pietro Simonetti, presidente del coordinamento migranti e rifugiati della Regione Basilicata, rappresentanti dell’Asp e dell’Ispettorato del lavoro insieme a rappresentanti delle Associazioni datoriali per l’agricoltura (Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri, Alleanza Cooperativa e delle organizzazioni sindacali di settore Flai Cgil, Fai Cisl, Uila UilI, della Caritas, della Croce Rossa Italiana e di Libera). L’assessore ha chiesto alle associazioni datoriali insieme alle organizzazioni sindacali di redigere un progetto in tempi brevi, che assicuri il servizio di trasporto dei migranti dai centri di accoglienza alle aziende agricole che li impegnano. Ma al tempo stesso “è emersa la necessità di comunicare all’opinione pubblica il percorso di legalità dallo sgombero di Boreano verso i centri strutturati per l’accoglienza, dotati di servizi e che combattono la piaga del caporalato”. Voce fuori dal coro, Pietro Simonetti, che ha contestato la protesta dinanzi la Regione, ritenuta del tutto “strumentale”.

Nel frattempo, dovrebbero partire le lettere a firma del presidente Pittella indirizzate ai comuni di Palazzo San Gervasio e Venosa, per sollecitarli ad adoperarsi nella ricerca di abitazioni da affittare ai braccianti stanziali.

Vale la pena, però, di sottolineare un importante risultato ottenuto grazie al lavoro svolto con tenacia dall'OMB, dopo anni di battaglie: l'apertura dei centri di accoglienza verso l’esterno e la rottura con le politiche “isolazioniste” portate avanti in questi anni. Sulla gestione del Campo ex Cartiera di Venosa si è convenuto di regolamentare “in termini condivisi la libertà di accesso e la creazione di spazi di socializzazione, evitando l’utilizzo di dispositivi che possano compromettere o offendere la piena affermazione dei fondamentali principi, a tutela della dignità delle persone”, recita l’accordo. Una richiesta reiterata più volte già a maggio scorso, ma che aveva ottenuto solo una promessa di accesso per un rappresentante locale dell'Usb (sindacato di base). Nel giugno scorso, lo ricordiamo, l’OMB, insieme alla Campagna nazionale LasciateCIEntrare, aveva chiesto di poter entrare nel centro di Venosa per verificare le condizioni dei migranti ospitati. Una richiesta caduta nel vuoto assoluto, e rimasta senza risposta.

Le istanze portate ieri dall'OMB al cospetto del presidente Pittella, evidentemente, erano tali da non poter più rimandare la questione dei diritti lesi fino ad oggi. Essi andavano ripristinati subito e in direzione di una apertura e non di ulteriore segregazione. Per questa ragione, la CRI si adopererà a costruire spazi di socializzazione e di incontro per i braccianti, toglierà il lucchetto al cancello di entrata, che veniva aperto all'occorrenza  e subitamente richiuso, permetterà le visite di persone esterne (anche avvocati, personale sanitario) e l’accesso di associazioni, che potranno, tramite la presentazione di progetti da inviare direttamente alla Presidenza della Regione, svolgere attività ricreative e formative all'interno degli spazi dedicati. Su questo l'OMB sarà vigile e intransigente.

Tuttavia, ci rammarica molto l'atteggiamento scorretto dell'Usb che non ci ha consentito di firmare l'accordo in Regione, in quanto, a loro dire, si tratta meramente di un “accordo sindacale”, pur essendo stato l’OMB presente a tutta la discussione. E peccato che, immediatamente dopo la stipula del suddetto accordo, sui social network, abbia circolato la notizia vittoriosa dell’attribuzione della gestione di una scuola di lingua italiana all’interno del Centro di Venosa ad un membro Usb, proveniente dal Nord Italia.

Peccato, vedere la “bagarre” anche tra le fila di chi sembrava condividere un percorso partecipativo e non esclusivo. Questo ci conferma la debolezza della nostra Regione rispetto al non riuscire fare rete e l’atteggiamento diffuso di molti che vengono dall’esterno a “fare cose”, ignorando le realtà che da anni sono sul territorio.

Auspichiamo, come OMB, che venga data la possibilità a tutte le associazioni regionali che si occupano di migranti di essere protagoniste di questo processo di apertura, di collaborazione e di cammino verso la legalità. Ci attendiamo delle risposte.

E purtroppo ci sono ancora troppi “lucchetti” da togliere.

 

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