di Yasmine Accardo – John ha sempre la voce ad un tono, posata, di chi ha incarnato dentro ogni vibrazione la parola pazienza. Nel senso più  profondo del termine, che non ha nulla di passivo ma che è indice di continuamente essere attivi e dunque pronti, senza ansie, senza tentennamenti. La pazienza che insegna la durezza del viaggio, delle condizioni vissute in precedenza ed ora e dei continui rifiuti ricevuti. John, nome di fantasia, come avrete capito,  vive in Lazio da diversi anni ormai eppure, come centinaia e centinaia di stranieri non è riuscito ancora ad avere un permesso di soggiorno. “ Come stai?”- gli chiedo- in un rituale comunicativo all’interno del quale in questi tempi di coronavirus , forse questa domanda dovrebbe essere messa alla fine di ogni dialogo, come a riconsegnarsi il senso del vivere comune. All’inizio è un pugno in pancia. “Sto bene. Non ti preoccupare e tu?” “Dai, resistiamo. Senti ma hai bisogno di qualcosa? Perché è dura per tutti in questo momento” “ Eh si. Per ora ce la facciamo, però… forse… ma non voglio disturbare” “Quanti siete lì?” “Siamo circa 12, ci eravamo messi tutti insieme per prendere una casa” “Forse lo stato vi dà il bonus spesa” “Dici? Ma qui noi paghiamo l’affitto in nero. E non possiamo fare diversamente. Molti di noi non hanno un documento. Se lo diciamo allo Stato italiano che abbiamo bisogno. Non è che si crea un problema? Lo sai abbiamo passato molto tempo in strada e visto che qualcuno lavoricchiava un po’, abbiamo pensato tutti insieme di prendere una casa che riusciamo a pagare. Ora però siamo rimasti senza niente perché non possiamo uscire di casa. Però facciamo tutte le pulizie ogni giorno dentro casa”. John ride E’ da circa un paio di giorni che non mangiano. Hanno conservato un po’ di pane che hanno congelato, ma quando sarà finito? Così si attiva una rete di solidali per fare una spesa e dar loro qualcosa. John si vergogna un po’ chiede scusa e nel frattempo mi scrive: “Grazie. Adesso abbiamo finalmente qualcosa da mangiare. Che Allah ci protegga tutti dalle sofferenze soprattutto chi sta male in ospedale speriamo possano tutti tornare presto a casa per stare con la loro famiglia in buona salute” In uno Stato di diritto in tempi di pandemia ogni essere umano che sta su quel territorio dovrebbe essere garantito nei diritti di base senza distinzione di religione, nazionalità, età, genere, documento, altrimenti è un governo di sciacalli. Il diritto di vivere è di tutti. Questa Italia e le sue Istituzioni intendono rispettare tutti? Chi è irregolare. Chi è senza fissa dimora. Chi non accede agli aiuti anche solo per vergogna del suo stato di povertà verrà tutelato dalle Istituzioni o continueranno a demandare ad un volontariato/attivismo ormai allo stremo che pretende tutela per ogni essere umano senza distinzione, perché questo è il dovere di uno stato civile che ne ha mezzi e funzioni.