di Yasmine Accardo – A Lampedusa sono circa 1200 le persone in attesa di trasferimento sulla terraferma o su una nave quarantena. Tra di loro anche famiglie con minori e minori non accompagnati che si trovano nuovamente a condividere il sovraffollamento di un luogo che ormai è l’emblema dei trattamenti inumani e degradanti. In particolare oggi, 22 febbraio, alcuni cittadini stranieri che si trovano presso l’Hotspot di Lampedusa ci hanno riferito che dopo essere risultati negativi ai test effettuati per la procedura di screening Covid-19, sono stati sistemati insieme a persone che, invece, erano risultate positive. Chiaramente ne è scaturita una grande preoccupazione per la propria salute e per quella degli altri. Ancora una volta chiediamo di sapere che cosa sta succedendo nell’Hotspot di Lampedusa, come in tutti questi luoghi. Quali sono le modalità di gestione della tutela della salute dei numerosi arrivi nell’isola di Lampedusa, per la quale si è deciso di ricorrere a navi quarantena, una delle quali, la splendid, è ferma in rada da due giorni perché ancora non ricevono l’ordine di attraccare viste le condizioni di mare mosso; quali sono le modalità di trasferimento da una struttura all’altra, modalità che finora si sono mostrate prive di rispetto per i diritti delle persone, e che continuano a non funzionare a lesione, appunto, di chi dopo viaggi perigliosi e problematiche varie non trova ancora ristoro. Intanto la nave quarantena snav adriatica, anch’essa ferma per più giorni di fronte a Lampedusa, si è spostata verso porto Empedocle, dove sono state trasferite oltre 200 persone da Asso Trenta. Continuiamo a chiedere che venga garantita la possibilità di presentare la domanda di asilo perché, soprattutto ai cittadini tunisini, si continua a dire che questa domanda la potranno presentare soltanto una volta usciti da Lampedusa, ma senza chiarire che il diritto di asilo parte immediatamente una volta arrivati in quello che dovrebbe essere un luogo sicuro, un place of safety.