Il 7 luglio ci eravamo ritrovati sotto la prefettura di Nuoro per esprimere la nostra contrarietà all’esistenza del Cpr e la solidarietà incondizionata alle persone rinchiuse là dentro. Ci eravamo lasciati con l’impegno di tentare di fare entrare beni di prima necessità e schede telefoniche, per cercare di facilitare i contatti degli internati con l’esterno ed alleviare un minimo la dipendenza dalle scarse (e care) forniture di beni effettuate dall’ente gestore, a questo scopo abbiamo raccolto 400 € con una libera sottoscrizione.
Negli scorsi mesi abbiamo svolto i passi necessari presso la prefettura per chiedere l’ingresso di questi beni, ma nonostante numerosi solleciti ci siamo scontrati con un muro fatto di silenzi, risposte evasive e complicazioni burocratiche. Non essendoci mai arrivata risposta, nemmeno dopo un’ulteriore sit-in sotto la prefettura di Nuoro tenutosi il 30 ottobre, abbiamo deciso di organizzare comunque una delegazione e ieri mattina, 14 gennaio, siamo andati al CPR di Macomer per chiedere di fare entrare 50 schede telefoniche e 6 pacchi di viveri acquistati con una parte dei fondi raccolti a luglio.
Piuttosto inaspettatamente, visti i precedenti, l’ingresso dei pacchi e delle schede è stato consentito; anche se, a fronte delle misure di controllo estremamente rigide, due pacchi su sei ci sono stati riconsegnati. Evidentemente le misure di restrizione sono da carcere di massima sicurezza, un abuso che smentisce chiaramente la retorica ufficiale sugli “ospiti trattenuti per questioni amministrative”. Per noi è certamente importante essere riusciti a far passare un minimo segno di solidarietà verso gli internati. Verificheremo come opererà l’ente gestore, incaricato della distribuzione, e cercheremo di capire se dall’interno questa iniziativa sarà stata apprezzata e ritenuta utile, o come cercare di renderla più efficace.
In ogni caso, l’andamento della giornata di oggi non ci distrae dal punto fondamentale: il CPR deve essere chiuso, in quanto lesivo dei diritti umani fondamentali della persona. Dev’essere chiuso in quanto è parte integrante di un sistema razzista e segregazionista, dove si viene reclusi solo per la mancanza di un permesso di soggiorno che il Governo italiano rende difficilissimo ottenere e facilissimo perdere. Un sistema di Stato volto a mantenere sotto ricatto e minaccia la vastissima platea di persone che esso stesso priva di documenti, relegandole a una vita ai margini, facilitandone il feroce sfruttamento lavorativo.
Uno Stato che interna e deporta verso il Paese di orgine quelle stesse persone che umilia ogni giorni con le sue prassi illegittime.
Sebbene ci sia stato detto a chiare lettere che l’esito di oggi è da ritenersi una eccezione, noi ritorneremo certamente in futuro a portare la nostra solidarietà concreta agli internati del CPR, per il semplice motivo che quelle persone non dovrebbero essere rinchiuse lì dentro. Continueremo a mantenere la massima attenzione verso quello che succede dentro e intorno al CPR di Macomer, nonostante i silenzi e le difficoltà che permangono. Continueremo a chiedere la chiusura e la dismissione del sistema dei campi di prigionia per migranti.
I CPR DEVONO ESSERE CHIUSI. Cominciamo da Macomer.
Assemblea No CPR né qui né altrove Campagna LasciateCIEntrare ASCE Sardegna