L’umanità è in cammino. Nonostante la pandemia del Coronavirus, nessuno può fermare chi fugge da situazioni gravi di torture e abusi, come tutti coloro che per anni sono rimasti imprigionati nelle galere libiche.

Come se un foglio di carta potesse essere motivo sufficiente a non partire.

Da cosa parte chi prende il mare?

Lo diciamo da anni senza evidentemente riuscire a essere mai ascoltati e a nulla servono le testimonianze dei diretti interessati e delle diverse ONG impegnate nelle operazioni di salvataggio.

Chi parte e si ritrova bloccato in Libia non può che prendere il mare: troppi i soprusi subiti, le torture, le umiliazioni, le violenze gravi, la schiavitù e la sofferenza patita.

Nessun Decreto, per nessuna ragione, può fermare chi cerca di fuggire da tali sofferenze. E non dovrebbero essere mai firmati Decreti in cui si chiede ai profughi di stare fermi e si ordina la chiusura dei porti. Decreti odiosi che ancora una volta condannano chi è tra la vita e la morte al naufragio o alla schiavitù dolente e mortale.

Restare a casa” per centinaia di miglia di persone in Libia equivale alla tortura fisica e morale giornaliera dentro “le case della tortura”.

Non sono certo essi colpevoli di diffusione di contagio ma lo è chi distrugge la sanità pubblica, chi affossa i diritti per tutti per metterli nelle mani di pochi privilegiati.

Mai come in questi giorni di pandemia il volto del potere è così limpido: feroce e assassino di coloro che sono deboli, siano essi soltanto poveri o senza documenti o profughi in mare.

Il Decreto per la chiusura dei porti   ̶  firmato dalla ministra delle Infrastrutture De Micheli, da quella dell’Interno Lamorgese e dai ministri della Salute Speranza (facente parte di LEU, giova ricordarlo) e degli Affari Esteri Di Maio ̶, già apertamente attaccato dalle ONG e da diversi parlamentari in questi giorni è la conferma della continuità criminale tra questo Governo e i precedenti. Non avevamo dubbi, ma pesa confermarlo.

Per i “fortunati” che riescono a sbarcare direttamente sul territorio italiano il futuro è una quarantena che probabilmente non verrà nemmeno fatta sulla terraferma, ma su delle navi ospedali, perché già i sindaci della varie città siciliane (come Lampedusa e Agrigento) insieme ai loro cittadini si ribellano per timore di contagio: perché a questo siamo, una trasposizione del mors tua vita mea che fa rabbrividire, ma che in troppe occasioni rappresenta la voce costante di questi tempi.

Una nave ospedale, dove, visto l’ultimo Decreto del Capo Dipartimento della Protezione Civile, probabilmente l’accesso ai diritti sarà limitato o assente e molti finiranno in procedura accelerata per il riconoscimento della protezione internazionale. Una nave irraggiungibile per chiunque possa chiedere diritti e pretenderli così come vuole la nostra Costituzione e la normativa nazionale e internazionale.

Preoccupa la condizione di sovraffollamento degli hotspot e la mancata tutela, anche sanitaria, di chi sarà costretto a tale condizione. La “loro” salute non conta quanto la “nostra”.

Questa ferocia dell’uomo sull’uomo rischia di diventare la norma, se già non lo è. Chiusi nelle case, afflitti dalle migliaia di morti per Coronavirus, che la nostra sanità pubblica regge a stento, dopo anni di devastazione e di privazione di risorse invece destinate alle strutture private. Chiusi nelle case senza la possibilità di lavorare, costretti a pagare affitti e gabelle, ricevendo a stento un pacco alimentare (non certo dal Governo, ma dai solidali), un bonus spesa e qualche bonus ad hoc, queste popolazioni si accaniranno ancora una volta contro chi, ancora più vulnerabile e privato di diritti, si avvicina alle nostre coste per salvarsi la vita?

Chi arriverà dove verrà “posto”? Chi sta monitorando sui diritti di chi sbarca? Che cosa sta accadendo?

È necessario che si faccia luce anche su questo. Che si tuteli chi arriva e che riceva non solo tutte le cure necessarie ma anche l’accesso ai diritti di asilo.

Intanto 145 persone si trovano ancora sull’Alan Kurdi in attesa di poter sbarcare: alla stregua di una nave fantasma, come tutte le navi che arrivano, guardate dai più come “i già morti” nel peggiore degli incubi possibili, dovevamo essere testimoni anche di questo.

Oggi è Pasquetta. Questo silenzio sulle cose abominevoli che stanno accadendo è una malattia più grave del Covid-19 e ci estinguerà come umani. E per questo non esiste alcun vaccino, se non la resistenza di quei pochi che sempre in queste ore, nonostante tutto continuano a battersi per i diritti di tutti. Noi ci siamo e non faremo un passo indietro