
di Yasmine Accardo – In pochissimi giorni nel cpr di Gradisca d’Isonzo, vi sono stati tentativi di fuga finiti con il ricovero di alcuni trattenuti.
Due giovanissimi tunisini, da qualche mese 18enni, a distanza di pochi giorni temendo il rimpatrio hanno deciso di mettere a rischio la propria vita saltando dalle mura di cinta del centro di dentezione.
Il cpr chiama con forza la necessità di salvaguardare la propria libertà individuale, ancora più in difesa di chi è molto giovane e spera e sogna ancora un mondo più giusto dove poter trovare risposte ai desideri dell’adolescenza.
Nonostante la cosiddetta legge Zampa ( Legge 7 Aprile 2017. N.47) che prolungherebbe accoglienza e documentazione ai minori fino al ventunesimo anno di età, il sistema non sempre rispetta tale norma.
Sono tantissimi i msna che si ritrovano fuori circuito e con difficoltà nel rinnovo del permesso di soggiorno. Alcuni, come i due tunisini di cui sopra, finiscono in cpr, andando a sbattere contro le mura dell’ingiustizia, la negazione dei sogni in una continua lesione di diritti che non si aspettavano. Il rimpatrio diventa emblema di fallimento poiché dietro ogni viaggio verso l’Europa “d’oro”, vi sono i sacrifici e le speranze di intere famiglie. Saltare il muro ancora una volta, nonostante tutto, un muro di violenza che si erge sempre più alto, è ancora una volta negare con ogni forza che quel muro debba esserci con tutto il suo corredo di feroce ingiustizia.
Alaa e Aziz fortunatamente non sono morti, come altri, e non hanno riportato lesioni irreparabili, tranne una: l’ ingiustizia della detenzione, che resta ferita aperta e che reclama con forza ogni giorno la chiusura dei cpr