A due anni dall’istituzione delle navi quarantena ci rivolgiamo al Governo affinché ponga fine al sistema delle navi quarantena e adotti procedure che garantiscano la sicurezza, il diritto di asilo, la libertà personale e un’accoglienza degna delle persone in arrivo sul territorio italiano. In questi giorni ancora di più, con la crisi in Ucraina, è evidente la differenziazione tra chi scappa da conflitti più vicini o lontani dai confini europei. I firmatari di questo appello ritengono opportuno stabilire procedure per la tutela della salute di tutte le persone, che non contemplino navi quarantena e che non diano luogo a procedure differenziate nei confronti dei cittadini/e stranieri/e, garantendo che le persone migranti in arrivo trovino immediata accoglienza e, in caso di positività, anche cure adeguate. La tutela del diritto alla salute individuale e collettiva va garantita con altre misure che in primo luogo assicurino il rispetto dei diritti fondamentali di tutte le persone in arrivo. La lettera inviata al Ministero dell’Interno, al Capo del Dipartimento libertà civili e immigrazione, al Capo del Dipartimento della Protezione Civile, al Ministero della Salute a alla Croce Rossa Italiana Sono trascorsi quasi due anni dall’istituzione delle navi quarantena e, nel tempo, sono emerse gravi criticità, confermate dagli stessi operatori della Croce Rossa che vi operano istituzionalmente. Ci riferiamo agli ostacoli posti all’accesso alla richiesta di protezione internazionale in linea di continuità con le prassi attuate in frontiera in tempi precedenti alla pandemia, all’assenza di garanzie in materia di privazione della libertà personale, alla carenza dei servizi, a periodi di permanenza immotivatamente lunghi, all’inadeguatezza della situazione igienica, alla circostanza per cui ancora minori stranieri non accompagnati e persone in condizioni di vulnerabilità permangono a bordo delle navi invece di garantire i loro diritti con modalità, tempi e luoghi adeguati. Le procedure non sono sostanzialmente mutate in questi mesi, permanendo gravissimi profili di criticità con riferimento al rispetto dei diritti delle persone in arrivo sul territorio. Con questo appello ci rivolgiamo al Governo, al Ministero dell’Interno e della Salute e agli altri soggetti coinvolti perché pongano fine al sistema delle navi quarantena ed adottino procedure che garantiscano la sicurezza, il diritto di asilo, la libertà personale e l’accoglienza degna delle persone in arrivo sul territorio italiano. L’istituzione delle navi quarantena costituisce una prassi, di natura discriminatoria, che pone in essere una grave violazione dei diritti fondamentali dei cittadini/e stranieri/e ad essa sottoposti, primo fra tutti il diritto alla salute, come dimostrano le tante testimonianze di migranti e operatori e operatrici a bordo delle navi e come racconta la morte di Bilal Ben Massaud, Abou Diakite e Abdallah Said. Una misura che appare tanto più discriminatoria se letta alla luce della recente ordinanza del Ministero della Salute del 22 febbraio 2022 che in materia di ingresso sul territorio nazionale di persone provenienti da paesi esteri, siano essi cittadini italiani o stranieri, tra le condizioni prevede che solo in assenza di specifica documentazione sia previsto un periodo di cinque giorni di quarantena. Sotto tale punto di vista si accentua ulteriormente l’irragionevole disparità di trattamento, laddove le procedure attuate nei confronti dei/delle cittadini/e stranieri/e in arrivo via mare, differiscono in maniera lampante dalle misure a cui sono sottoposte i/le cittadini/e stranieri/e giunti/e in Italia con altri mezzi.  Le persone permangono in una condizione di fortissimo isolamento senza accesso immediato al territorio e senza che sia garantito un accesso pieno e adeguato alle informazioni in merito ai propri diritti e al modo in cui esercitarli; senza che sia garantita una adeguata tutela legale attraverso personale specializzato; senza che sia garantita effettiva tutela ai soggetti in situazioni di vulnerabilità e l’accesso a servizi specialistici. La necessaria preoccupazione di tutelare il diritto alla salute individuale e collettiva va garantita con altre misure che in primo luogo garantiscano il rispetto dei diritti fondamentali delle persone in arrivo e che, inoltre, non comporterebbe costi maggiori delle navi quarantena che, oltretutto, vengono utilizzate con criteri non sempre trasparenti, chiari ed efficienti. Appare opportuno stabilire procedure per la tutela della salute di tutte le persone, che non contemplino navi quarantena e che non diano luogo a procedure differenziate nei confronti dei cittadini/e stranieri/e, garantendo che le persone migranti in arrivo trovino immediata accoglienza e, in caso di positività, anche cure adeguate. In questa fase, va in ogni caso garantita la possibilità di esercizio del diritto di asilo, consentendo l’accesso a mediatori culturali e ONG, del diritto alla libertà personale e del diritto di difesa. A due anni dallo scoppio della pandemia, non hanno alcuna giustificazione misure d’emergenza lesive della dignità delle persone e dell’accoglienza, che costituiscono un ulteriore passo in avanti nell’evoluzione e amplificazione dell’approccio hotspot e delle violazioni da esso derivanti, con conseguenze gravi sulla vita delle persone coinvolte. Per questo chiediamo al Governo la definitiva chiusura del sistema delle navi quarantena e l’adozione di procedure di accoglienza delle persone migranti all’altezza dello standard umanitario di un paese che “si dichiari” luogo di tutela del diritto d’asilo e dei diritti fondamentali delle persone tutte.

I firmatari dell’appello-lettera

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