Aymen (Aymed) Mekni, tunisino, nato il 1° febbraio 1986, muore il 12.01.2020 nel CPR di Pian del Lago, Caltanissetta, aveva quasi 34 anni.

Si chiamava Aymen, aveva 33 anni ed era tunisino. Era recluso nel CPR di Caltanissetta da circa un mese, fin dalla sua scarcerazione avvenuta nel Nord Italia, il 10 dicembre 2019.

La mattina del 12 gennaio Aymen è stato trovato morto nel suo letto dagli operatori del CPR. Secondo il racconto dei testimoni, sarebbe deceduto per non avere ricevuto cure tempestive dopo avere chiesto assistenza nel corso della notte in seguito a un malore. Pare che avesse iniziato a stare male già nei giorni precedenti.

Il medico legale l’ha classifica come morte naturale. Come se fosse naturale lo stato di degrado di questi lager, come se fosse naturale la loro esistenza. Una delle tante morti naturali che avvengono nei Centri per il rimpatrio, che non trovano né spiegazione né giustizia.

Dopo la morte di Aymen è esplosa la rabbia. I compagni detenuti hanno protestato per l’ingiustizia, la vita peggio delle bestie. La rivolta e l’incendio, partito da alcuni materassi, hanno reso parte della struttura inagibile. Come accadde nel 2017, quando la struttura chiuse temporaneamente.

Dopo la protesta, gli oltre 70 reclusi del CPR di Caltanissetta (su una capienza massima di 96 posti) sono stati lasciati fuori al freddo tutta la notte. Niente coperte, neanche i bagni erano inagibili.

Questa tragedia seguì un intenso periodo di proteste in diversi CPR (Bari, Trapani, Brindisi, Bari), a partire dall’estate precedente, quando erano decedute due persone, una nel CPR di Brindisi, Harry a giugno, e una in quello di Torino, Faisal a luglio.

Qualche giorno dopo la morte di Aymen, il 18 gennaio, si è tenuto un presidio davanti al CPR di Pian del Lago, a Caltanissetta, promosso da diverse associazioni e realtà, sia siciliane che nazionali, tra cui Borderline Sicilia, Rete Antirazzista Catanese, Campagna LasciateCIEntrare, Sportello Immigrati di Caltanissetta, Forum antirazzista di Palermo, circoli Arci di Catania e di Palermo, per rompere l’ennesimo muro di silenzio su quello che succede nei famigerati centri di detenzione amministrativa.

La salma di Aymen è stata restituita ai familiari, ma, anche in questo caso non sono stati resi noti gli esiti dell’autopsia disposta dal pm.

Una settimana dopo il fatto, un’ispezione parlamentare aveva chiesto la chiusura immediata del CPR, sebbene temporanea.

Già in precedenza avevamo ricevuto segnalazioni sulle condizioni ignobili in cui versava il centro. Stanze fredde, senza finestre, richieste di assistenza anche sanitaria dei detenuti rimaste frequentemente senza risposte.

Condizioni confermate dalla visita del Garante nazionale avvenuta alla fine del novembre 2019, in cui si riscontravano le deplorevoli condizioni strutturali e igienico-sanitarie, in particolare la gravità della situazione di degrado e insalubrità degli ambienti (materassi di gommapiuma erano umidi con tracce di muffa e notevolmente usurati e sporchi).

L’ente gestore del CPR era, ed è al gennaio 2021, una R.T.I. formata dalla Società Cooperativa Sociale di Caltanissetta “Essequadro” e dalla s.r.l. Ad Majora, quest’ultima era già stata al centro di inchieste della procura di Catania che avevano coinvolto anche altre cooperativa siciliane, per le pessime condizioni in cui versavano i loro centri d’accoglienza.

Qualche mese più tardi la morte di Aymen, nell’aprile 2020, il CPR di Pian del Lago chiuse per ristrutturazioni per riaprire l’anno successivo con la medesima gestione.