di Yasmine Accardo – Sono sbarcati in Italia e trasferiti sulla nave Azzurra ad Augusta dove sono rimasti per diversi giorni in quarantena, come disposto dai DPCM relativi al Sars- Cov 2 detto Covid 19.
Sulla nave non hanno mai avuto accesso ad un’informativa ed alla possibilità di chiedere protezione internazionale. Alcuni per 40 giorni altri di meno, in attesa del tampone negativo, il primo, il secondo, il terzo.
Oggi che finalmente viene decretata la fine del trattenimento per alcuni. le notizie sono incerte sul dopo. Per il 90% delle persone presenti a bordo si tratta di cittadini tunisini: non sanno cosa troveranno fuori la porta della nave. Hanno sentito da amici qualcosa e hanno capito che Italia e Tunisia hanno firmato un accordo di cui non sanno nulla, se non che calpesta ancora una volta i loro diritti.
Quello che troveranno fuori la porta può essere la libertà con un foglio di via; un trasferimento in cpr o in altro luogo deputato alla quarantena, perché magari ci sono stati contatti sospetti nel trasferimento. E poi ci sta il rimpatrio diretto. Una lotteria dove “vince” il più fortunato, perchè in questo futuro prossimo tutto è discrezionale.
Fino all’ultimo secondo non sanno cosa ne sarà di loro. Quando si apre la porta e ad uno ad uno vengono accompagnati, facendo ben attenzione acchè quello che sta dietro non vede cosa succede avanti, parte la trappola. La polizia li ammanetta e li accompagna sull’autobus destinazione aeroporto e rimpatrio; alcuni dicono verso Caltanissetta, quindi un’altra quarantena.
Se qualcuno si accorge di quello che sta accadendo e prova a ribellarsi partono i manganelli o la costrizione forzata: nessuna possibilità di fuga. Soprattutto nessuna possibilità di incontrare avvocati o di chiamarne uno. In alcuni casi, infatti, vengono sottratti i telefoni poco prima dell’uscita, per evitare contatti con “un diritto che non c’è”.
Oggi ancora una volta circa 40 tunisini sono usciti così dalla nave Augusta (e immaginiamo anche dalle altre navi quarantena): destinazione Tunisia
Nessuno ha ascoltato la storia di nessuno di loro: se ci fosse una vulnerabilità, un diritto da far valere. Nulla.
Le navi quarantena trappola si svuotano e riempiono in tempi differenti. Il covid anche in questo caso è solo un ulteriore strumento per detenere ed affossare ogni diritto. Lontano dalla terra, lontano da tutto.
Il silenzio sugli abusi giornalieri di questi luoghi è feroce. Ogni volta continueremo a scriverne, denunciare e cercare strategie per porre fine a questo abominio sotto il segno del “ nuovo governo” e del ministro dell’interno Lamorgese.
Un gruppo di 11 tunisini stamattina è riuscito a fuggire da un bus in trasferimento. Speriamo che riescano ad ottenere diritti.