Sono all’incirca 14.000 i minori non accompagnati sbarcati in Italia, dall’inizio del 2017 ad oggi. Spesso partono senza i genitori. Talvolta li perdono durante il viaggio. Molti quelli che arrivano dopo aver visto morire padri e madri, massacrati nei lager libici o affogati in fondo al Mediterraneo. Portano impressi sulla pelle e nella mente i segni delle violenze subìte durante il viaggio.
Tristi testimoni, assieme alle donne, di una pratica sempre più in auge nelle carceri libiche: lo stupro.
Parcheggiati, il più delle volte e per un tempo indeterminato, all’interno di centri di accoglienza inadeguati e insicuri. Piccoli uomini e donne cresciuti in fretta all’interno di una società distratta che affoga in un mare di indifferenza e di ipocrisia. In barba a leggi, a trattati e a convenzioni internazionali! Un numero considerevole di quelli accolti all’interno dei centri di accoglienza, scappano dalle strutture. Altri rimangono ma rientrano solo per dormire.
A testimonianza di un sistema di accoglienza assolutamente inadeguato e inefficiente che delega le vite dei minori nelle mani di cooperative improvvisate e di attori sociali di dubbia integrità. In molte occasioni li abbiamo incontrati, abbiamo parlato con loro, ci siamo vergognati della nostra impossibilità di offrire loro risposte rassicuranti. Dimenticati dallo stato e dalla società, mentre chi sarebbe deputato a occuparsene fa business sulla loro pelle. Gravi carenze si registrano all’interno dei centri di accoglienza: mancanza di acqua calda e di riscaldamenti, nonostante le temperature rigide di alcuni periodi dell’anno; ritardi o mancate erogazioni del pocket-money; abusi e soprusi da parte di operatori; vestiti inadeguati per il periodo (alcuni portano addosso ancora i vestiti che indossavano al momento dello sbarco); cibo di scarsa qualità; mancata nomina del tutore.
Senza considerare le misure di tutela psicologica completamente assenti nei confronti di bambini che hanno affrontato e che si trovano ad affrontare tutta una serie di sfide: l’angoscia della fuga, i pericoli, i lutti e le paure provate durante il viaggio, le torture e gli stupri, le sfide di adattamento che li aspettano al momento dell’arrivo in Italia e, ancora, gli ulteriori abusi ai quali possono essere sottoposti.
Destano in noi molti timori, dunque, le segnalazioni che ci arrivano da alcuni centri di accoglienza vibonesi per minori stranieri non accompagnati. A Brognaturo così come a Mongiana, a Joppolo così come a Filadelfia e a Bivona.
Chiediamo dunque, con forza, ai Sindaci dei comuni interessati, al Presidente della Regione Calabria, al Prefetto, al Garante per i Diritti dei Minori, di voler predisporre ogni opportuna azione al fine di garantire ai minori presenti nei suddetti centri l’effettivo esercizio dei diritti di cui sono titolari ed evitare l’adozione di provvedimenti che possono essere gravemente lesivi di tali diritti, consapevoli tutti che disinteresse e indifferenza non sono crimini meno deplorevoli della violenza che già ha sconvolto le loro fragili vite.
Aggiornamento del 03 gennaio 2018: Si ringrazia il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale e il coordinatore della Consulta MSNA, Maurizio Alfano, per la pronta presa in carico della nostra segnalazione. Per saperne di più, clicca qui.