Quello che stiamo vedendo con i nostri occhi da qualche giorno, nella periferia est di Roma, zona già degradata da anni di incuria, segna un ulteriore atto di vergognoso abbandono di soggetti vulnerabili da parte dell’amministrazione del Sindaco Virginia Raggi e delle istituzioni competenti.
Stiamo parlando degli uomini e le donne ed i tanti bambini che “alloggiavano” non avendo altre reali possibilità, nei due stabili fatiscenti situati a Via di Vannina. Mentre un poster su Via Tiburtina inneggia ad un corteo di Casa Pound che si terrà nei prossimi giorni per la chiusura del centro il Frantoio, tra giovedì 8 giugno e lunedì 12 giugno si è consumato l’ennesimo vergognoso atto coordinato tra Questura e Comune controcirca 500 richiedenti asilo e non solo, che da quasi quattro anni “vivevano” all’interno dei due centri.
Ieri siamo stati ad incontrare chi è ancora rimasto nell’insediamento. Uno dei capannoni chiuso con lucchetti e filo spinato, con l’aggiunta di vigilantes, l’altro ancora aperto. Siamo entrati con loro ad ascoltare la loro ultima settimana di incredibile violenza urbana, sociale, politica, umanitaria.
Abbiamo visto bambini ancora con la voglia di giocare e piangere come tutti i bambini fanno, uomini stanchi (i giovani sono quelli che con più probabilità hanno individuato e scelto altre zone di Roma dove stabilirsi transitoriamente), donne, madri giovani ed anziane che evidentemente spossate ed impaurite hanno accolto il cibo e l’acqua ed i beni di primissima necessità portati da alcuni cittadini (carta igienica, assorbenti, biscotti, datteri, acqua). Troviamo anche una donna italiana, senza fissa dimora che da un mese viveva nello stabile. Una donna molto lucida, che con assoluta chiarezza e determinazione, e anche moltissima rabbia, ci racconta cosa e come sono avvenuti i due sgomberi da parte della Polizia.
Eravamo stati allertati nei giorni scorsi da una operatrice avvisata dai richiedenti asilo, che è riuscita a raccogliere testimonianze allarmanti, come lo sgombero sia davvero avvenuto ai limiti della legalità da parte delle forze dell’ordine. Quattro sono state le ambulanze che sono dovute intervenire per portare alcuni feriti al pronto soccorso. Nessuna organizzazione umanitaria è stata contattata e coinvolta in un’operazione del genere, nessuno neanche dal Comune di Roma si è posto il problema di dove “ricollocare” 500 persone tra i quali soggetti vulnerabili che forse si preferisce far dormire per strada anziché sotto un tetto di eternit, ma con almeno due muri intorno.
Stella (nome di fantasia), la cittadina l’italiana senza fissa dimora, ci racconta come anche lei sia finita sotto i colpi dello sgombero, tanti troppi colpi psicologici e fisici. Ci racconta come i loro oggetti siano stati requisiti e buttati, in quelle borse e sacche anche cellulari e documenti che ora non hanno più, nemmeno quelli. La situazione sotto i nostri occhi ha dell’incredibile. Sembra di essere in una zona devastata da tutto e da tutti. Ci chiediamo come possano “sopravvivere” anche un giorno solo in queste condizioni. La dignità e la compostezza di chi incontriamo e parla con noi è talmente forte ed evidente come lo è l’abbandono da parte di tutte le istituzioni. Qui non parliamo neanche di accoglienza ma di vera e propria crisi umanitaria. Tutto questo può tranquillamente avvenire quando il tutto è nascosto nelle strade di periferia esterna, quando un’amministrazione anziché portare presidi medici porta camion di polizia e manganelli. Perché l’urgenza è “bonificare” e forse è più comodo e semplice non avere 500 esseri umani aggregati, che insieme riescono a sopravvivere, ma meglio disperderli, ridurli in uno stato di degrado ancora più disumanizzante possibile.
In un comunicato di due giorni fa la Sindaca Raggi mostra i muscoli dicendo che Roma non può più accogliere migranti. Le risponde il Ministro dell’Interno che la smentisce numeri alla mano e le ricorda come il modello di accoglienza diffusa a Milano abbia risolto la situazione per i richiedenti asilo ed i cittadini nel miglior modo possibile. Ma a Roma tutto questo non è “concesso”.
Chi dovrebbe rispondere aprendo centri di accoglienza risponde con la polizia e gli sgomberi.
Perché questa è la ”nuova politica”, l’annientamento dei diritti minimi e della dignità umana.
La delegazione
Campagna LasciateCIEntrare
Baobab Experience
Alterego
Women International League for Peace and Freedom Italia