Da tempo, associazioni e persone appartenenti alla società civile cercano di porre l’attenzione pubblica sopra allo sfregio a qualsiasi rispetto della dignità umana che è rappresentato dai cosiddetti Centri di Permanenza per il Rimpatrio. Sabato abbiamo attraversato Macomer con una manifestazione antirazzista, la parola d’ordine era “Rompiamo l’isolamento del CPR di Macomer!”. Da quando esiste il CPR a Macomer, infatti, si cerca di nasconderne l’esistenza nel silenzio generale, facendo finta che non esista, e con esso tutti gli enormi problemi di democrazia e rispetto dei diritti umani che pone. Non ci stupisce dunque che, alla vigilia della nostra manifestazione, il Sindaco di Macomer, insieme al Prefetto di Nuoro, si siano prodotti nell’ennesima operazione di disinformazione, tesa a fingere che il CPR sia una struttura normale, rispettosa dei diritti umani, e a ricondurre ogni dibattito verso l’indifferenza e il silenzio che fanno comodo a chi, tutto sommato, sa di stare conducendo un lavoro sporco per conto di altri, ma non vuole e non può ammetterlo. Troviamo necessario rispondere in maniera compiuta alle affermazioni di queste persone.
  1. Il CPR, di per sé, è una violazione della dignità umana a prescindere dai modi in cui viene gestito. Questo perché il CPR è un carcere per persone che non hanno commesso alcun reato. Nei CPR si viene rinchiusi per il semplice fatto di non possedere un permesso di soggiorno, documento che lo Stato italiano rende difficilissimo conseguire e facilissimo perdere. È un carcere razzista, voluto per sottomettere i migranti resi illegali, prima ancora che per deportarli ai paesi di origine (i rimpatri, infatti, sono pochissimi). Non c’è nessun orpello che possa cancellare la violenza strutturale legata al sistema CPR.
  1. Sindaco, Prefetto, Questore, comandanti delle forze di pubblica sicurezza, sono parti in causa nella collocazione e gestione del CPR. Le rassicurazioni sulla buona gestione del CPR provenienti da loro non hanno senso. Idem per un comitato di controllo costituito per la gran parte da quelli che dovrebbero essere i controllati. Una visita di una parte (il Sindaco) motivata politicamente a sostenere che vada tutto bene, accompagnata e controllata dagli enti istituzionali direttamente implicati nella gestione del CPR, che valore può avere? L’ingresso di persone che si sospetta possano avere un approccio critico rispetto alla gestione del CPR e al rispetto dei diritti umani, è costantemente reso impossibile. Così è stato per i giornalisti che hanno chiesto di entrare il 15 settembre scorso, così è per tutte le associazioni della società civile che non accettano di essere parte del sistema CPR. Così è per noi, che sabato siamo stati costretti a consegnare le schede telefoniche raccolte in solidarietà con gli internati all’esterno del Centro, senza alcuna garanzia, e solo grazie all’intermediazione della consigliera regionale Laura Caddeo. Peraltro anche ad essa è stato impedito l’accesso con le solite scuse burocratiche (stranamente assenti per il Sindaco di Macomer), forse per il semplice fatto di essersi proposta come intermediaria tra noi e le autorità di gestione.
  1. Nonostante le difficoltà e l’isolamento che si cerca di mantenere intorno al CPR, abbiamo avuto modo di parlare con i detenuti diverse volte durante questi mesi, anche attraverso diversi avvocati che assistono queste persone. Le notizie che abbiamo ricevuto sono decisamente contrastanti con quanto ci viene costantemente riferito dalle istituzioni che gestiscono il CPR. Si parla di totale mancanza di attività di qualsiasi tipo, di difficoltà ad interloquire con gli avvocati, di difficoltà a parlare con l’esterno, di un contesto che offre minori garanzie del carcere, anche a livello giuridico, di un’assistenza sanitaria carente e di scarsa qualità, di persone che vengono recluse nonostante le condizioni di salute lo impedirebbero. Sappiamo che sono avvenuti atti di protesta clamorosi, e diversi atti di autolesionismo. Dalle ultime interlocuzioni, siamo venuti a sapere che le schede telefoniche che abbiamo portato non sono ancora state distribuite dall’ente gestore. Un fatto molto grave che non possiamo che classificare come ennesimo, assurdo sopruso nei confronti degli internati. Ribadiamo che l’unica testimonianza attendibile e degna della nostra fiducia è quella delle persone recluse, che sulla propria pelle vivono il dramma della diaspora, del confinamento e della deportazione. Non certo quella di chi il confinamento e la deportazione deve operare e giustificare, per il semplice fatto che è il suo lavoro.
  1. D’altra parte il Prefetto non dice la verità quando sostiene che dalle visite ispettive degli organi indipendenti risulta che le cose siano in ordine. Il Garante dei diritti nazionali delle persone detenute o private della libertà ha consegnato al proprio “Rapporto sulle visite effettuate nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (2019-2020)” una lunga serie di criticità. Macomer viene citata direttamente per quanto concerne il numero inadeguato del personale sanitario e la pratica scorretta e immotivata del sequestro dei telefoni cellulari, D’altra parte, le criticità generali che riguardano il sistema CPR, rappresentate specialmente nelle prime 9 pagine del rapporto, sono gravissime e toccano Macomer senza necessità di citarla direttamente. Il fatto che altri visitatori non abbiano osato alzare la voce contro il CPR, poi, sappiamo spesso corrispondere più a loro proprie valutazioni politiche, che ad una realtà soddisfacente. Mettersi contro la Prefettura, che poi vuole dire mettersi contro una politica sostenuta da tutti i governi succedutisi negli ultimi 20 anni, non è una posizione politica semplice.
  1. Inoltre, sappiamo che l’ente privato che gestisce il CPR, la ORS Italia, sezione locale di una multinazionale svizzera, non è rinomato per la cura del benessere dei reclusi, negli spazi che gestisce. La ORS è un’azienda che mira al profitto, ed è naturalmente portata a risparmiare sull’assistenza e sui servizi. Siamo certi che non accolga di buon occhio le iniziative di solidarietà come la colletta che abbiamo fatto, e non ci stupirebbe se la scelta di non distribuire le schede da noi raccolte agli internati fosse un deliberato tentativo di preservare gli spazi di profitto che, attraverso lo spaccio interno, l’azienda si ritaglia sui detenuti stessi. Nel 2015, ORS è stata oggetto di un Rapporto di Amnesty International che ha denunciato le condizioni inumane di accoglienza dei migranti nel Centro austriaco di Traiskirchen: “progettato per 1.800 persone, era arrivato a ospitare 4.600. La logica, in quel Centro come in tutte le strutture gestite da ORS, sembra essere sempre la stessa: taglio dei costi e massimizzazione del profitto con risparmi su visite sanitarie, corsi di formazione, penuria di cibo, qualità degli alloggi”.
Riteniamo uno scandalo nello scandalo che si possa lucrare sulla carcerazione illegittima delle persone. I CPR sono un grosso affare, ed è anche per questo che, nonostante la loro palese inutilità ai fini per cui se ne giustifica l’esistenza (il trattenimento per il rimpatrio dei migranti), se ne continua a mantenere l’esistenza. Avremmo molto altro da dire, per argomentare dell’assurdità e della pura e semplice violenza che è rappresentata dai CPR, e tra questi anche da quello di Macomer. Sicuramente continueremo a organizzare iniziative pubbliche per mantenere vivo il dibattito. La ragione è dalla nostra parte, ed è per questo che le controparti preferiscono che si mantenga il silenzio, si ignori i problemi, si finga che non stia succedendo niente. Il CPR è una negazione palese dei diritti umani e dei principi di democrazia e rispetto della dignità della persona. Più lo tollereremo, più accetteremo la negazione di questi valori. Per questo ribadiamo quello che abbiamo ripetuto infinite volte: i CPR devono essere chiusi! Cominciamo da Macomer. Assemblea No CPR Campagna LasciateCIEntrare Eutopia Democrazia Macomer ASCE Sardegna Rivoluzionaria Fridays for Future ulteriori adesioni possono essere comunicate alla mail nocprmacomer@distruzione.org