Nessuno può dimenticare le immagini di quanto è accaduto mesi fa, quando, da un giorno all’altro, il Viminale (o meglio il Ministro dell’Interno in persona) ha ordinato lo “svuotamento” del C.A.R.A. di Castelnuovo di Porto, il secondo più grande d’Italia. Noi della Campagna LasciateCIEentrare quel posto lo conosciamo bene (vedi la visita del 20 giugno 2016). Aperto nel maggio 2008, collocato nella zona industriale, a 30 chilometri da Roma e a 7 chilometri dal centro abitato più vicino (Capena), negli spazi di un ex centro polifunzionale del Dipartimento della Protezione Civile, era un enorme complesso di cemento recintato, circondato da un’area aperta priva di servizi. Certamente andava chiuso, ma non in quel modo, buttando le persone in mezzo in una strada dall’oggi al domani, ma offrendo loro un’accoglienza più dignitosa in strutture più piccole. E invece si è proceduto all’espulsione di centinaia di persone dal sistema di accoglienza prevista a seguito dell’entrata in vigore della legge 132/2018, con modalità disumane di trasferimento coatto delle persone. Adulti, minori, donne, famiglie: nessuna considerazione per le persone. In quei giorni convulsi (leggi qui il comunicato), la Campagna LasciateCIEntrare si era impegnata direttamente sul territorio insieme ad altri attivisti e avvocati per cercare di aiutare tutti i migranti e le migranti messi in strada senza alternative a rivendicare alcuni diritti indiscutibili. Sempre in quei giorni, sono stati proposti diversi i ricorsi al TAR proprio contro i provvedimenti di cessazione dell’accoglienza. All’udienza dell’11 giugno, il TAR del Lazio ha emesso un’ordinanza di sospensiva (insieme ad altri provvedimenti simili, confermando quindi, una sorta di “orientamento” in tal senso) per il caso di un ragazzo gambiano che era stato allontanato dal CARA solo perché in possesso dei motivi umanitari. Il provvedimento di cessazione delle misure di accoglienza emanato dal Prefetto, ed ora “sospeso” in attesa dell’udienza per la trattazione nel merito, era stato impugnato dall’avvocato Valentina Tortorella, del Foro di Roma, con il supporto della Campagna. Il ragazzo, lo ricorderete, era salito agli onori della cronaca grazie alla sua intervista andata in onda in un servizio su Rai Tre che ne raccontò la sua storia. Il TAR, oggi, offre una motivazione molto succinta e non entra, appunto nel merito, per la cui trattazione ha fissato una nuova udienza ad anno nuovo. Tuttavia, il TAR ha accolto la domanda cautelare ed ha disposto il riesame del provvedimento da parte della Prefettura, che adesso dovrà tener conto della “fase transitoria” relativa ai titolari di permesso per motivi umanitari ante dl 113. Le motivazioni che sono alla base di questa nuova ordinanza del TAR del Lazio sono comunque le stesse che hanno sostenuto le decisioni emanate dal TAR di Basilicata (leggi qui). Con l’unica differenza che in quest’ultimo caso abbiamo ottenuto preliminarmente una “sospensione” del provvedimento, in attesa della nuova udienza. Un altro grande risultato incassato dalla Campagna LasciateCIEntrare. Ma tutto questo non sarebbe stato possibile se non si fosse attivata una rete solida fra migranti, attivisti e legali. “E questa stessa rete, goccia dopo goccia, passo dopo passo smantellerà una da una tutte le ingiustizie causate dall’applicazione del Decreto sicurezza” – sottolinea Yasmine Accardo, referente per i territori della Campagna.