A distanza di poche settimane dal terribile naufragio del 7 ottobre, Lampedusa è ancora una volta scenario di morte e violenza: il 23 novembre un barcone proveniente dalla Libia è affondato davanti la spiaggia dell’Isola dei conigli, provocando la morte di almeno 8 persone migranti. I superstiti sono 149 e ci sono oltre 10 dispersi di cui non si hanno finora tracce. La condizione di vita dei sopravvissuti alla tragedia è drammatica: più di 100 persone – uomini, donne e bambini – sono stati confinati da una settimana nell’hotspot dell’isola di Lampedusa, centro europeo di identificazione e controllo delle persone migranti, la cui capienza, inferiore a 100 persone, è quasi triplicata, viste le presenze da precedenti e successivi salvataggi Sappiamo che le persone sopravvissute alla tragedia dormono tutte insieme in uno spazio angusto, su materassi disposti a terra, senza distinzioni di sesso ed età. Il cibo è scarso e anche l’accesso ai servizi igienici è inadeguato ed insufficiente. In mezzo a ciò, vivono minori e bambini piccoli, alcuni dei quali hanno perso i genitori nel naufragio. Tra i sopravvissuti c’è un ragazzo proveniente dall’Eritrea, rimasto cieco dopo aver trascorso 4 mesi in Libia in stato di prigionia, senza poter vedere la luce del sole. Ci sono poi molte persone che si trovano in condizioni di gravissimo disagio psicologico, avendo trascorso mesi nelle carceri libiche dove hanno visto e vissuto violenze di ogni genere, l’indefinito  protrarsi della promiscuità in condizioni disagiate li sta ulteriormente colpendo. Ancora una volta ci troviamo ad ascoltare voci di persone che dopo aver affrontato estenuanti viaggi dai loro paesi di origine, dopo aver attraversato l’inferno libico, dopo aver guardato in faccia la morte nel mar Mediterraneo, devono sopravvivere alla violenza del centro hotspot dove vengono relegati in condizioni vergognose. Perciò chiediamo a gran voce che si metta fine alla ripetizione di processi traumatici e violenti nei confronti dei migranti che sfidano le politiche di frontiera nel Mediterraneo. Il riconoscimento della dignità delle persone non si esaurisce nel salvataggio in mare : bisogna porre l’attenzione anche al trattamento che spetta ai migranti una volta toccata terra, nella “civile” Europa. Chiediamo che i sopravvissuti siano spostati immediatamente dal luogo di frontiera e vengano trasferiti in spazi adatti all’accoglienza, dove soddisfare i bisogni primari e avere la possibilità di esercitare in libertà i propri diritti, tra cui quello di richiedere protezione internazionale, non riscontriamo una sostanziale discontinuità con le politiche di respingimento del precedente governo ed i decreti “sicurezza” stanno producendo micidiali conseguenze sulle vite dei migranti Non permetteremo che le coste e le terre di Lampedusa e della Sicilia diventino centri di morte e detenzione dove l’Europa possa impunemente esercitare violenza sui migranti. 30 novembre 2019 Campagna LasciateCIEntrare Borderline Sicilia  Rete Antirazzista Catanese