Ringraziamo la redazione di “Telescope”, il giornalino del Liceo Galileo Galilei di Macomer, per avere deciso di affrontare la questione sui Centri di Permanenza per il Rimpatrio, a partire dalla presenza del CPR a Macomer, territorio in cui vivono. Riportiamo di seguito il primo articolo dedicato ai Centri per il rimpatrio forzato dei cittadini stranieri (“Telescope”, n. 1, 30 ottobre 2021).
La battuta da copione: “i clandestini opprimono gli italiani”, perché il vittimismo ipocrita è più semplice che guardare in faccia la realtà.
L’informazione non gira così velocemente come crediamo; o, più correttamente, non tutta: è per questo motivo che abbiamo deciso di indagare sul CPR e sulla percezione che questo suscita sulle persone residenti nel territorio, tramite il contributo di Francesca Mazzuzi, della campagna LasciateCIEntrare, e di un sondaggio cui hanno partecipato 214 persone. Su 25 minorenni solo uno sa tecnicamente cos sia un CPR, mentre solo il 14% è a conoscenza di quello collocato a Macomer. Tra i maggiorenni, invece, si è riscontrata una maggiore informazione, sebbene ne sia esente circa il 9% per quanto riguarda i CPR in generale e il 12% per quello situato a Macomer. Il 51% del totale dei partecipanti si reputa sfavorevole all’esistenza dei CPR, la maggioranza delle argomentazioni riguarda la violazione dei diritti umani, ma molti hanno dimostrato anche uno spiccato interesse verso l’economia locale, ritenendo che il Centro non giovi in alcun modo alla popolazione se non alle forze dell’ordine incaricate della sorveglianza. Il 34% (70 persone su 214), invece, è del tutto indifferente poiché non si sente toccato dalla condizione delle persone che gli stanno intorno o, peggio ancora, perché non ne è a conoscenza. Fa riflettere che del 14% delle persone favorevoli, solo il 45% circa è stato in grado di argomentare la sua risposta, spesso limitandosi però a un semplice “È necessario”, o sostenendo di sentirsi intimidito dalla presenza di presunti criminali nel suo paese, sebbene questi non abbiano alcuna possibilità di uscire dal Centro. Il punto di questa carrellata di dati è dimostrare quanto sia dannoso per il singolo ritenersi indipendente da una società più ampia, quanto pericolosa sia l’autoreferenzialità e quanto ci sia bisogno di volgere lo sguardo a ciò che ci sta intorno. Il nostro scopo è, quindi, fare luce su questioni ignorate da molti, senza la pretesa di esaurire l’argomento con semplici dati numerici. I CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio) sono centri di detenzione amministrativa esistenti da oltre vent’anni per gli stranieri che si trovano in una condizione di irregolarità burocratica, ossia senza visto per la permanenza all’interno del territorio italiano. Coloro che sono stati indirizzati in questi centri vi permangono per il tempo necessario all’espletamento della procedura di identificazione e alla conseguente esecuzione dell’espulsione (da un massimo di 90 a 120 giorni). Tali luoghi sono spesso stati argomento di dibattito per il loro scarso e superficiale interesse per quanto riguarda i diritti dei detenuti, la cui condizione psicofisica è difficile da controllare dall’esterno, perché sono spesso oggetto di un isolamento sia logistico che comunicativo, in quanto privati dei propri cellulari. Queste strutture, inoltre, si sono rivelate tremendamente inefficaci e altrettanto costose: dal 1999 al 2020, infatti, meno della metà (47,5%) degli stranieri transitati nei CPR o luoghi simili sono stati effettivamente rimpatriati. Dal 20 gennaio 2020 Macomer ospita uno di questi centri che ha la funzione di deterrenza per gli sbarchi autonomi dall’Algeria. Il luogo ospitante è l’ex casa circondariale chiusa dal 2014, mentre la gestione del CPR è affidata alla Ors Italia s.r.l., filiale della società svizzera Ors. Quest’ultima è stata già mira di polemiche sulla pessima accoglienza di un mega centro in Austria, tenuto in condizioni disumane, come evidenziato da una denuncia di Amnesty International. Perché la questione CPR non viene presa in considerazione dalla stampa, se non in casi particolari? Semplice, perché una circolare del Ministero dell’Interno ne ha vietato l’accesso sia nei CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione) che nei CARA (Centri di Accoglienza per i Richiedenti Asilo): LasciateCIEntrare è nata proprio con il fine della sua abrogazione. Pur avendola ottenuta, il problema non si è del tutto risolto, lo dimostra l’aberrante disinformazione che coinvolge tutta la popolazione in primis di Macomer, ma anche dell’intera Italia. Le problematiche all’interno di questi luoghi sono lampanti, tuttavia fin troppo frequentemente esse non vengono prese in considerazione perché sentite da tutti come lontane dalla propria quotidianità. Forse però, soprattutto a Macomer, non lo sono così tanto come pensiamo. Non sempre la vicinanza geografica coincide con quella empatica, e trasformare l’indifferenza in qualcosa di utile è semplice: possiamo parlarne, far sentire la nostra voce per coloro che non possono essere sentiti, per coloro che grazie a noi potrebbero riprendere finalmente a vivere, non più solo esistere nel buio e nel silenzio. È proprio per questo che abbiamo deciso di non esaurire l’argomento in questo numero e di riproporlo nel prossimo. Qui è possibile leggere e scaricare i numeri di “Telescope”, il giornalino del Liceo Galileo Galilei di Macomer.