Ricorso delle associazioni alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo che chiede urgenti chiarimenti allo Stato italiano. Intanto oggi la Prefettura ha trasferito i minori stranieri ricorrenti in altri centri. Le Associazioni : preoccupazione per tutti gli altri ancora presenti nella struttura

Asgi, Giuristi Democratici, Meltingpot, Bassa Padovana accoglie, Campagna LasciateCIEntrare e Avvocato di Strada comunicano che, dopo la proposizione del ricorso d’urgenza alla Corte Europea dei Diritti Umani inoltrato mercoledì 11 gennaio 2017 a motivo delle condizioni inumane e degradanti di accoglienza nel Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS) di Cona (VE), ex Caserma Silvestri, la Corte ha disposto che lo Stato Italiano fornisca informazione sulla natura della predetta struttura di accoglienza, sulle condizioni lamentate, sulla presenza di minori e sulle misure eventualmente adottate a loro tutela e per quale motivo i minori ricorrenti non sono stati inseriti in strutture adeguate come previsto dalla normativa nazionale e internazionale.

I firmatari del ricorso sono tre minori ed un maggiorenne.

Le scriventi associazioni accolgono con sollievo la decisione della Prefettura adottata questa mattina 15 gennaio di trasferire i minori firmatari del ricorso in una struttura adeguata. In tal modo lo Stato italiano ha evitato che la Corte EDU, come prevedibile, adottasse una misura cautelare.

Le scriventi associazioni esprimono, comunque, forte preoccupazione per tutti gli altri minori ancora presenti nella struttura di Cona per tutte le persone ivi accolte, deplorando le condizioni di vita già denuciante alla Corte EDU, quali il sovraffollamento in condizioni inumane e degradanti, la mancanza di adeguato riscaldamento in un periodo di temperature così rigide, la mancanza di adeguati e sufficienti servizi igienici, la distribuzione del pasto in condizioni non dignitose.

Auspicano, pertanto, una immediata verifica da parte da parte delle Autorità competenti sulla presenza di altri minori nel CAS di Cona e auspicano altresì l’immediata chiusura del Centro di Accoglienza di Cona dove non vengono garantire in alcun modo dignitose condizioni di vita.

 

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