Si terrà domani 20 Luglio l’udienza fissata per 10 richiedenti asilo maliani, tra i 20 ed i 29 anni di età, in seguito ai provvedimenti di allontanamento emanati dalla Prefettura di Napoli, a seguito di una protesta del 15 Aprile 2015 all’interno del Cas Belvedere, nel Comune di Ercolano in Provincia di Napoli.

La vicenda dei cittadini maliani è lunga e dolorosa.

Gli stessi erano prima ospiti del Centro di Accoglienza sito in Giugliano, presso Hotel Sabbia d’Argento ed Hotel di Francia , chiusi in seguito a segnalazione alla guardia di finanza da parte della Commissione d’Inchiesta Parlamentare, per le pessime condizioni in cui versavano i centri e  la totale assenza dei servizi che dovrebbero essere garantiti dai gestori: mediazione culturale, corsi di italiano, assistenza legale, sovraffollamento.

In seguito alla chiusura dell’Hotel di Francia, i migranti sono poi stati accolti presso l’hotel Belvedere, dove continuava ad essere carenti la mediazione culturale ed un’adeguata informativa legale, relativa a diritti e  doveri in Italia di un richiedente asilo.

Si tratta quindi di un ennesimo caso di mal accoglienza che ha determinato uno stato di stress continuato e reiterato in chi dovrebbe essere invece tutelato ed assistito, così come previsto dalla normativa italiana, internazionale ed europea.

La protesta portata avanti dagli ospiti del Cas era relativa alla necessità di ricevere un documento di identità e quindi una residenza, cosa tra l’altro dovuta e prevista dalla nostra Costituzione (art. 16) (http://www.asgi.it/notizia/linee-guida-sul-diritto-alla-residenza-dei-richiedenti-e-beneficiari-di-protezione-internazionale/) secondo la quale l’iscrizione nelle liste anagrafiche della popolazione residente di un comune afferisce al diritto costituzionale di circolare e soggiornare liberamente sul territorio nazionale, e nel contempo è requisito essenziale per poter effettivamente esercitare altri diritti fondamentali.

L’iscrizione all’anagrafe risulta requisito indispensabile,infatti, per esercitare il diritto di poter accedere ad una contrattualizzazione lavorativa così come previsto dal T.U. , secondo il quale il richiedente asilo ha diritto a firmare ,in caso trovi lavoro, regolare contratto a due mesi dal primo permesso temporaneo.

Le richieste, quindi, dei richiedenti asilo prima pacifiche e poi trasformatesi in occupazione pacifica del Centro di Accoglienza erano non solo legittime ma dovute. La mancanza di un’adeguata mediazione culturale, il ripetersi di situazioni di mancato ottenimento di diritti ha determinato, quindi, la necessità di rivolgersi alla protesta per essere ascoltati. Protesta non solo rimasta inascoltata ma punita con la perdita dell’accoglienza e l’abbandono in strada.

A seguito dalla revoca dell’accoglienza, vista la situazione di estrema vulnerabilità e  precarietà dei migranti, le realtà territoriali (ex opg occupato), insieme a diverse associazioni nazionali, tra cui questa Campagna, che seguivano le vicende dei profughi, avevano scritto appello (http://www.cantolibre.it/per-un-reale-diritto-allaccoglienza/) alla prefettura per richiedere un incontro che portasse al ritiro dei provvedimenti. Richiesta cui non ha seguito, purtroppo, alcuna risposta e che ha richiesto un ricorso al TAR dei profughi per l’annullamento di tali provvedimenti.

Ci auspichiamo che Domani 20 Luglio venga ripristinata la giustizia e non affondata ancora una volta, considerando come le revoche di accoglienza sono ormai diventate un’arma contro quei migranti che lottano per ripristinare quel diritto di accoglienza, che nel loro caso particolare non hanno mai ricevuto così come previsto dalla nostra normativa.

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